Un articolo La Terra del Gusto – Il Granchio Blu, al centro della ribalta di questa estate 2023, anche se in realtà è arrivato nei nostri mari da anni. Ma a parte i danni provocati dalla sua voracità e aggressività, quali altre ripercussioni puo’ avere sui vari ecosistemi marini. E possiamo mangiarlo con tranquillità? Ne parliamo con un esperto
Il professor Giovanni Di Guardo segnalato dalla Stanford University: tra i migliori scienziati italiani. Il prof. Di Guardo anche Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo.
GIOVANNI DI GUARDO SEGNALATO DALLA STANFORD UNIVERSITY: FRA I MIGLIORI SCIENZIATI ITALIANI
Nel corso di una lunga ma interessantissima intervista il professore è entrato nel merito del Granchio Blu e delle ripercussioni sugli ecosistemi marini. A breve presenteremo l’intera intervista audio.
Le creature aliene nei nostri mari non sono sicuramente una novità Analizzando ad esempio il triennio 2017-2019 contiamo in 70 le creature aliene censite nel Mediterraneo. Da segnalare in particolare Callinectes sapidus e Portunus segnis, le due specie di granchio blu che stanno diffusamente colonizzando il Mare Adriatico. Originarie rispettivamente dalle coste atlantiche del Nord-America e da quelle africane dell’Oceano Indiano. La loro principale fonte di nutrimento è costituita da mitili e vongole, di cui sono insaziabili predatori.
La presenza di una o più specie aliene, oltre a caratterizzarsi per l’impatto esercitato sulle catene trofiche di una determinata area geografica, si associa potenzialmente all’ingresso di “nuovi” agenti patogeni. Una ulteriore minaccia per il già precario stato di salute e di conservazione degli ecosistemi marini ed oceanici.
Possiamo citare il Wenzhou shark flavivirus, RNA-virus di recente identificazione fra gli squali dell’Oceano Pacifico, ai quali verrebbe trasmesso dai granchi blu della specie Portunus trituberculatus, che potrebbero a loro volta acquisire l’infezione dagli squali stessi.
Se si dovesse confermare tale evenienza anche fra gli squali popolanti il Mare Adriatico, vista la progressiva espansione del granchio blu in quest’area geografica, si andrebbe a minare ulteriormente il già precario stato di salute e di conservazione di alcune specie di squalo ivi residenti, considerate a rischio di estinzione.
Ricerca, ricerca e ancora ricerca, sostenuta (beninteso!) da adeguate risorse economico-finanziarie! Questa è l’unica ricetta per permettere alla Comunità Scientifica di studiare al meglio le complesse relazioni virus-ospite caratterizzanti gli ecosistemi marini, sempre e comunque nel rispetto dell’intramontabile quanto salvifico principio/concetto della One Health, la salute unica di uomo, animali ed ambiente!
A presto per l’intervista completa al professor Giovanni Di Guardo, che ringraziamo per la disponibilità. Ovviamente abbiamo anche parlato dei controlli, di tracciabilità e della nostra sicurezza nel mangiare il granchio blu. Approfondiremo nei prossimi articoli.